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Invecchiamento della forza lavoro: quali cambiamenti organizzativi mettere in atto

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Invecchiamento della forza lavoro: quali cambiamenti organizzativi mettere in atto

da | Dic 23, 2019

Il problema dell’invecchiamento della forza lavoro e le strategie da implementare.

Le limitazioni funzionali nell’invecchiamento, gli aspetti positivi, gli obiettivi strategici e i possibili cambiamenti organizzativi.

Un dato fornito dall’Ageing Report EU – un rapporto dell’Unione Europea che fornisce un’analisi demografica e una stima dell’impatto economico a lungo termine dell’invecchiamento della popolazione europea – mostra che se nel 2013 c’era 1 pensionato ogni 4 lavoratori, nel 2060 avremo solo 2 lavoratori per ogni pensionato.
Benché non sia più attiva la Campagna europea 2016/2017 “Ambienti di lavoro sani e sicuri ad ogni età”, i dati continuano a mostrare che l’invecchiamento Invecchiamento Forza Lavoro della forza lavoro europea continua a procedere velocemente.
Ed è necessario per ogni Paese fare i conti con questa realtà e mettere in atto buone prassi e interventi per garantire, appunto “ad ogni età”, la salute e la sicurezza dei lavoratori.

Riguardo all’invecchiamento si segnala che la popolazione europea è invecchiata in modo sostanziale negli ultimi decenni e si prevede che questa tendenza continui e si intensifichi.

Entro il 2080, la proporzione della popolazione dell’UE oltre i 65 anni dovrebbe rappresentare circa il 30% della popolazione totale.
Riguardo invece all’invecchiamento specifico della forza lavoro si indica che malgrado la forza lavoro nelle fasce di età più anziane sia in costante aumento, con una contrazione del tasso di sostituzione con lavoratori più giovani, la metà dei lavoratori anziani, in Europa, lascia il lavoro prima di raggiungere l’età prevista per il pensionamento obbligatorio.
Secondo i dati dell’indagine SHARE (Survey of Health Ageing and Retirement in Europe) che indicano che, nel più del 30% dei lavoratori di età 50-64 anni in Europa avevano almeno una limitazione nella mobilità nella funzione degli arti superiori o nell’esecuzione di movimenti fini, oltre ad essere affetti da due o più malattie croniche.
PensionamentoInoltre dai dati OSHA risulta che, a causa di problemi di salute, circa il 30% degli uomini e delle donne, nella fascia d’età compresa tra 50 e 64 anni, necessita di un adeguamento urgente del posto di lavoro allo scopo di prevenire i rischi di pensionamento anticipato e di inabilità al lavoro.
Senza dimenticare che i principali problemi di salute sono i disturbi muscoloscheletrici e mentali e oggi la depressione è una delle cause più comuni dell’inabilità al lavoro e del prepensionamento.
Tuttavia, la crescita mentale, sostenuta dal necessario benessere psicofisico, è un aspetto positivo dell’invecchiamento e si manifesta in genere con fedeltà e dedizione all’azienda, memoria storica, esperienza, desiderio di trasmettere la propria competenza, ecc.

L’organizzazione del lavoro non può più essere semplificata per ‘mansioni’, ma basarsi su competenze e responsabilità, che cambiano nel tempo, tenendo conto che le persone maturano e poi invecchiano.

Gli obiettivi strategici indicati da OSHA comprendono ad esempio: promozione della salute, mantenimento della competenza professionale, miglioramento dell’ambiente di lavoro.
Si riportano alcuni possibili cambiamenti organizzativi: includere la gestione dell’invecchiamento nella politica delle risorse umane (anche per sviluppi di carriera); strutturare le mansioni tenendo conto del fattore anzianità; favorire l’apprendimento permanente (su competenze tecniche e trasversali); favorire la trasmissione dell’esperienza (gruppi intergenerazionali, programmi di mentoring o coaching); nella valutazione dei rischi considerare le mansioni lavorative in relazione all’età, al genere e allo stato di salute in essere e potenziale.
Fonte: Punto Sicuro
“Intervento introduttivo”, a cura di Maddalena Coccagna (Università degli Studi di Ferrara), al seminario “Invecchiamento e disabilità sul lavoro: quali prospettive?”

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