Presentiamo il terzo articolo della serie “A Lezione di Sicurezza”.
L’AMIANTO
Dove si trova: i materiali
Le ottime proprietà tecnologiche dell’amianto, la sua versatilità ed il basso costo, in passato ne hanno favorito un ampio utilizzo per la realizzazione di una vasta gamma di prodotti:
- In industria è stato impiegato per anni come materia prima per produrre svariati manufatti, come isolante termico nei cicli industriali con alte temperature (ad esempio centrali termiche e termoelettriche, industria chimica, siderurgica, vetraria, ceramica e laterizi, alimentare, distillerie, zuccherifici, fonderie), come isolante termico nei cicli industriali con basse temperature (ad esempio impianti frigoriferi), come isolante termico e barriera antifiamma nelle condotte per impianti elettrici, come materiale fonoassorbente.
- In edilizia è stato largamente utilizzato, unitamente al cemento, per la produzione di manufatti in cemento-amianto (tubazioni per acquedotti, fognature, lastre e fogli) noti con il nome commerciale di Eternit, dalla omonima società produttrice. E’ stato inoltre utilizzato come materiale spruzzato per il rivestimento di elementi strutturali metallici degli edifici per aumentarne la resistenza al fuoco. E’ stato impiegato anche nella preparazione e posa in opera di intonaci con impasti spruzzati e/o applicati a cazzuola, nei pannelli per controsoffittature, nei pavimenti costituiti da vinil-amianto (in cui è mescolato a polimeri), come sottofondo di pavimenti in linoleum.
- Prodotti di uso domestico: l’amianto è stato impiegato in alcuni elettrodomestici (ad esempio asciugacapelli, forni e stufe, ferri da stiro), nelle prese e guanti da forno e nei teli da stiro, nei cartoni posti a protezione degli impianti di riscaldamento, come stufe, caldaie, termosifoni, tubi di evacuazione fumi.
- Nei mezzi di trasporto: è stato impiegato nei freni, nelle frizioni e negli schermi parafiamma, nelle guarnizioni, nelle vernici e mastici “antirombo” e, infine, nella coibentazione di particolari strutturali di treni, navi e autobus.
Tra gli usi più diffusi va sottolineato quello dell’amianto-cemento, in prevalenza lastre per coperture, tubi, condotte e canalizzazioni.
Valutazione del rischio
Le patologie correlate all’amianto sono determinate dall’inalazione delle fibre. Valutare i rischi legati all’amianto significa quindi verificare la probabilità che queste vengano rilasciate dai materiali e successivamente inalate.
Nella valutazione del rischio per l’amianto occorre quindi tenere in considerazione:
- la natura dei materiali: quelli più friabili tendono più facilmente a rilasciare fibre in aria
- lo stato di degrado dei materiali: quelli più deteriorati rilasciano più facilmente fibre
- l’accessibilità dei materiali: un materiale confinato è meno a rischio di uno “a vista”
- la possibilità che questi siano perturbati: se il materiale è disturbato tenderà a rilasciare fibre.
Andranno inoltre considerati tutti quei fattori che favoriscono il rilascio di polvere: gli agenti atmosferici, le correnti d’aria, le azioni meccaniche ecc..
Uno dei modi più efficaci di valutare il rischio è quello di effettuare delle indagini che permettono di stabilire la concentrazione delle fibre disperse in aria (aerodisperse). I valori di concentrazione si esprimono appunto in fibre per litro ff/l o fibre per centimetro cubo ff/cc.
Per avere un’idea delle concentrazioni di riferiment
o si consideri che al di sotto di una tettoia in cemento amianto ci si aspetta valori inferiori a 1 ff/l, valore che può salire a qualche decina di ff/l durante una bonifica di amianto compatto fino a raggiungere qualche migliaio di ff/l durante una bonifica di materiali friabili. Nelle fabbriche in cui si producevano i materiali contenenti amianto che ora sono in esercizio si potevano raggiungere concentrazioni di decine di migliaia di ff/l.
La normativa italiana detta un limite di esposizione professionale pari a 100 ff/l medie su 8h per tutte le tipologie di fibre. Si tratta di un limite tecnico applicabile alle sole attività di bonifiche,manutenzioni e ai rarissimi caso in cui ci si espone ad amianto naturale.
Indagini ambientali
Le tecniche di microscopia possono essere utilizzate per determinare la concentrazione ambientale di fibre aerodisperse.
Le fasi di campionamento e analisi per la Microscopia Ottica in Contrasto di Fase (MOCF) e la Microscopia Elettronica a Scansione (SEM) sono disciplinate da metodiche specifiche che regolano ogni passaggio dal procedimento esposto. Ciò non toglie che questo tipo di determinazioni sia soggetto a errori di misura legati alle particolarità delle fibre e delle situazioni indagate.
L’art. 253 del D.Lgs 81/08, prevede che nelle indagini per la valutazione del rischio per i lavoratori “il conteggio delle fibre di amianto è effettuato di preferenza tramite microscopia a contrasto di fase, applicando il metodo raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 1997 o qualsiasi altro metodo che offra risultati equivalenti”.
Quanto alla SEM, la tecnica è citata del DM 6/9/94 riferito alle strutture edilizie. Nel decreto sono contenute le indicazioni metodologiche per il campionamento e l’analisi. Per tutto ciò che non è disciplinato dal decreto ci si può invece riferire alla norma ISO 14966: Ambient air – Determination of numerical concentration of inorganic fibrous particles – Scanning electron microscopy method.
Prevenzione e protezione
La legge 257/1992 ha imposto la cessazione dell’estrazione dell’amianto, della produzione e dell’utilizzo dei materiali che lo contengono; tuttavia limitate esposizioni al rischio possono sussistere nelle attività ancora in atto di bonifica di edifici e impianti, apparecchiature e mezzi di trasporto contenenti asbesto. È evidente che la prima norma di prevenzione consista nel non perturbare i materiali.
Norme sulla prevenzione e protezione dei rischi da amianto sono contenuti nel Titolo IX del Decreto Legislativo 81/2008, al Capo III, che si applica a tutte le attività lavorative che oggi comportano esposizione, quali la bonifica, manutenzione, rimozione dell’amianto o dei materiali che lo contengono, smaltimento e trattamento dei relativi rifiuti.
Le norme di prevenzione riguardano tutti i campi di possibile esposizione e, tra l’altro, comprendono obblighi relativi a:
- Modalità per la rimozione
- Manutenzione dei materiali
- Sorveglianza sanitaria
- Smaltimento dei rifiuti
- Formazione e informazione di lavoratori e potenziali esposti
- Metodi di indagine e analisi oltre che bonifiche dei siti inquinati.
In caso di bonifica di materiali contenenti amianto, il datore di lavoro deve predisporre un piano di lavoro e inviarlo all’organo di vigilanza prima dell’inizio delle lavorazioni.
Durante le bonifiche la produzione di polveri e la concentrazione di amianto nell’aria deve essere ridotta al minimo e, in ogni caso, deve essere inferiore al valore limite di esposizione di 0,1 fibre per centimetro cubo d’aria (pari a 100 fibre/litro) come media ponderata su otto ore.
Il numero dei lavoratori esposti deve essere ridotto al minimo e questi devono sempre utilizzare dispositivi di protezione delle vie respiratorie adeguati alla concentrazione di fibre di amianto e tali da garantire che nell’aria filtrata all’interno del DPI (Dispositivo di Protezione Individuale) vi sia un valore non superiore a 1/10 del limite, cioè 10 fibre/litro. Il Datore Lavoro provvede affinché i luoghi in cui si svolgono tali attività siano chiaramente delimitati e segnalati da cartelli, accessibili esclusivamente agli addetti ai lavori, con divieto di fumo, i lavoratori abbiano a disposizione adeguati DPI e aree per alimentarsi senza rischio di contaminazione, gli indumenti di lavoro o protettivi restino all’interno dell’azienda, riposti in luoghi separati e puliti dopo l’uso. L’impiego dei DPI deve essere intervallato da periodi di riposo adeguati e l’accesso alle aree di riposo deve essere preceduto da idonea decontaminazione; tutti i locali e le attrezzature per il trattamento dell’amianto devono essere sottoposti a regolare pulizia e manutenzione; i materiali contenenti amianto devono essere stoccati e trasportati in appositi imballaggi chiusi, i rifiuti raccolti e rimossi dal luogo di lavoro il più presto possibile.
Esposizione ad amianto naturale
Siamo abituati a pensare alle malattie asbesto-correlate come tipiche dei lavoratori delle miniere
d’amianto o delle fabbriche di eternit, o di coloro che lavoravano nei cantieri navali.
Dagli anni ’50 in poi sempre più forti furono le evidenze che il mesotelioma pleurico, un terribile tumore che colpiva principalmente la pleura del polmone, si potesse sviluppare per esposizione a concentrazioni non elevate di fibre di amianto. I malati avevano lavorato nei settori più disparati, dalle officine di manutenzione di auto e camion alle centrali termoelettriche, dall’oreficeria all’industria della gomma, tutti settori dove l’amianto non veniva introdotto come materia prima, ma era presente, ad esempio, come coibentazione su parti di impianto, all’interno di freni e frizioni da rettificare o come protezione per saldature. La dispersione di fibre nell’aria in queste diffusissime situazioni lavorative non è stata quasi mai misurata, non essendo stata presa in considerazione come pericolosa nei tempi in cui avveniva.
Ma se è facile considerare un’esposizione ambientale nell’area circostante una ex-miniera, forse non è altrettanto intuitivo immaginare il contributo determinato dall’erosione (o alterazione) degli affioramenti di rocce contenenti amianto causato dagli agenti atmosferici. Un caso è rappresentato dalla dispersione determinata dal passaggio di mezzi (o animali) su strade sterrate tracciate su affioramenti di roccia contenente amianto.
Le attività estrattive possono inoltre contribuire a diffondere le fibre negli ambienti di vita circostanti. Questo caso, più frequente di quanto pensi, riguarda le aree dove è diffusa l’estrazione di pietre ornamentali o di pietrischi ideali per l’uso sulle massicciate ferroviarie (ballast) che possono contenere minerali di amianto.
Il termine Natural Occuring Asbestos (NOA), è stato tradotto con l’espressione “amianto naturale” o “amianto in natura” per indicare, anche se non suona altrettanto bene, minerali di amianto, principalmente la tremolite e il crisotilo, nelle forme in cui affiorano naturalmente dalle rocce in cui si sono formati.
Fonte:
Il testo è tratto da un documento messo a disposizione da INAIL
http://sicurezzasullavoro.inail.it/CanaleSicurezza/DettaglioPolveriEFibre/CP_272609.html
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